venerdì 11 gennaio 2008

Il CARDONCELLO (Pleurotus eryngii)

Il Cardoncello ha una area di diffusione molto vasta che interessa praticamente l'intero bacino del Mediterraneo, ma è solo in zone limitatissime che trova il suo habitat ideale.
Il territorio della Murgia è certo uno dei posti in Italia dove il cardoncello è reperibile in discreti quantitativi. Conosciuto fin dai tempi degli antichi romani, anche se Plinio il Vecchio (riferendosi ai funghi in generale) li considerava "fra i cibi meno raccomandabili", ritenuto da altri espressione di forze soprannaturali, apprezzato e studiato nel Medioevo e Rinascimento, fu considerato talmente prelibato e afrodisiaco da essere messo all'Indice del Santo uffizio perché avrebbe distolto i pellegrini dall'idea della penitenza che doveva essere collegata al pellegrinaggio del Giubileo sulla via dei Romei.
Prodotto emblematico del territorio dell'Alta Murgia è certamente tra quelli a maggior rischio di estinzione in quanto, grazie anche a politiche ambientali sconsiderate ed irresponsabili iniziate negli anni '80, lo spietramento selvaggio della Murgia sta distruggendo in maniera irreversibile l'ambiente naturale nel quale il cardoncello cresce e si riproduce.
Il cardoncello è un fungo "onesto" perché non può essere confuso, nemmeno dal raccoglitore più inesperto, con alcun fungo velenoso a differenza di tanti altri "cugini" più famosi.
Dal punto di vista gastronomico è un fungo "discreto" perché la sua presenza in un piatto mai ne condizionerà il risultato a scapito degli altri componenti, questo grazie al suo sapore gradevole e delicato.
La sua consistenza resta ottimale anche dopo la cottura ma è la sua versatilità in cucina quello che più colpisce. Si può consumare crudo, da solo, con la pasta o con il riso, in abbinamento a piatti di carne, pesce, legumi o verdure, mantenendo inalterate le sue doti organolettiche e il più delle volte esaltando addirittura l'ingrediente in associazione.